14.07.2022

Nasce l’Europa della sete mentre cominciano ad emergere nuovi problemi ambientali

Sempre più grave la situazione nel Lazio

FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI

“IL TEMPO STRINGE: BISOGNA PASSARE ALLA FASE OPERATIVA DEL PNRR”

C’è un elemento nuovo, che unisce l’Europa continentale e mediterranea: la siccità che, oltre all’Italia, sta colpendo pesantemente Spagna, Francia ed  ora anche la Germania: è quanto emerge dai dati dell’European Drought Observatory (EDO), che confermano anche la situazione di grave emergenza, che sta calando sul Lazio.

A segnalarlo è l’Osservatorio  ANBI sulle Risorse Idriche, che evidenzia come, in assenza di precipitazioni, sia ora la crescente sofferenza dei laghi a ben rappresentare la condizione di  territori ormai vicini al collasso idrico; l’evoluzione più evidente si registra nell’hinterland di Roma, dove  già da una settimana sono bloccati i prelievi dal lago di Bracciano, evocando la grave crisi del 2017. Al confine tra Lazio ed Umbria, è ancora “sotto traccia” la gravità della situazione nel lago di San Casciano, il cui livello si è abbassato di 5 metri rispetto allo scorso anno, mancando all’appello ben 1.250.000 metri cubi d’acqua; inoltre, gli scarsi apporti idrici dal fiume Elvella riducono la diluizione dei solfiti dalle vicine terme di San Casciano, facendo temere  problemi per la potabilizzazione svolta dall’Acquedotto del Fiora a servizio dell’area. Avvicinandosi alla Capitale, nonostante alcune piogge, continuano a calare i livelli del lago di Nemi, nonché dei fiumi Tevere ed Aniene, così come dei corsi d’acqua nel bacino del Liri, ai minimi in anni recenti.

“Quanto sta accadendo nel bacino della diga sull’Elvella è l’esempio di un’ulteriore, preoccupante conseguenza di carattere ambientale, legata alla scarsità d’acqua nei corpi idrici: la ridotta diluizione di sostanze inquinanti che, oltre ad imporre  divieti di balneazione, può portare alla sospensione delle già ridotte attività irrigue oltre che, nei casi estremi, comportare problemi di igiene pubblica” segnala Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Tutela e Gestione del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).

“Senza riserve di neve in montagna ed in assenza di significative piogge, come è probabile nei mesi estivi, c’è da attendersi solo un costante aggravarsi della situazione idrica del Paese – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –  E’ evidente che ad una situazione d’emergenza si risponde con provvedimenti straordinari, ma ciò non incide sugli interventi necessari a far sì che gli eventi non si ripetano. Persiste invece un ingiustificato scollamento tra affermazioni di principio e scelte politiche conseguenti. Ogni giorno che passa non solo aumenta l’esposizione del Paese alle conseguenze dei cambiamenti climatici, ma riduce le possibilità di utilizzare compiutamente le risorse del Next Generation EU, che prevede la realizzazione e rendicontazione delle opere entro il 2026 con una determinante verifica sugli iter procedurali a fine 2023.”

“E’ necessario – ribadisce Vincenzi –  che si dia il via subito alla fase operativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per evitare di perdere un’occasione irripetibile per dare risposte alle esigenze del territorio.”

Nel Centro Italia, la cui situazione di siccità estrema è ora acclarata anche dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), è preoccupante la situazione dell’Umbria, dove alle scarse piogge di Giugno si aggiungono alte temperature, di cui sono conseguenza i livelli minimi delle acque trattenute nell’invaso di Maroggia.  

Non va meglio nella confinante Toscana dove sono stati sospesi i prelievi dal Lago di Chiusi; la portata del fiume Arno registra, ad Empoli, solo  7,30 metri cubi al secondo (mc/s) e quella del Serchio è addirittura di circa il 75% inferiore alla media e di quasi mc/s  4 sotto la portata di Deflusso Minimo Vitale (DMV), dove permane anche  l’Ombrone, nonostante  una lievissima ripresa di portata, ancora lontana però dalla soglia minima, indicata in mc/s 2.

Nelle Marche calano ancora i fiumi Potenza ed Esino in un quadro complessivo di valori di portata minimi. Le dighe, pur trattenendo volumi maggiori rispetto all’anno scorso, contengono minore risorsa rispetto all’ “horribilis” 2017 (oggi  43,64 milioni di metri cubi  contro i Mmc. 44,53 di allora).

In questo scenario siccitoso, l’Abruzzo  si conferma un’ oasi, nonostante i deficit pluviometrici registrati principalmente nella Marsica, nel Chietino ed in provincia di Pescara; lo dimostrano anche i volumi idrici trattenuti dalla diga di Penne, largamente  superiori a quelli registrati nel 2021 assai siccitoso per la regione,

In Campania, resta una condizione di siccità consolidata nel bacino idrografico del Liri-Garigliano e Volturno, nonostante i livelli idrometrici dei corsi d’acqua dell’area appaiano in lieve ripresa, così come quelli di Sarno e Sele, pur rimanendo ai minimi del quinquennio,  mentre si segnalano in deciso calo i volumi idrici, presenti nei bacini del Cilento.

In Basilicata la risorsa trattenuta negli invasi è diminuita di 15 milioni  di metri cubi in una settimana, segnando un deficit di Mmc. 38,79 rispetto al 2021.

Alcuni recenti nubifragi (91 millimetri di pioggia in poche ora a Ceglie Messapica, 87 mm a Foggia) hanno completamente rovesciato la situazione idrica in Puglia, dove l’acqua stoccata dalle dighe supera di 11 milioni di metri cubi,  quella trattenuta nel 2021. 

Annata idricamente positiva anche in Sicilia, i cui invasi trattengono quantitativi d’acqua nettamente superiori a quanto registrato dal 2015, mentre in Calabria continua la crisi del bacino Sant’Anna, deficitario per il 66% rispetto alla media degli anni scorsi.

Al Nord, in una condizione di marcato calo dei livelli nei grandi laghi, è drammatica la condizione del lago di Como che, registrato il record storico negativo (-cm. 39,5 sullo zero idrometrico), sarà ora regolato in equilibrio tra afflussi e deflussi per garantire le condizioni minime di vivibilità ecosistemica; a soffrirne è inevitabilmente l’emissario Adda, da 7 mesi  ai livelli più bassi dal 2012. In Lombardia, le riserve idriche sono al 40% della media storica.

Resta epocale la magra del fiume Po, le cui portate, nel  Delta, sono fino al 60% inferiori a quelle di allarme per il cuneo salino, che ormai ha raggiunto i 30 chilometri dalla foce, pregiudicando gli utilizzi idrici in tutta l’area.

Continuano a calare le portate dei  corsi d’acqua piemontesi  con l’Orco che, nel Canavese, è quasi asciutto e la Stura di Lanzo,  che dimezza in una settimana; bruschi cali anche per  Sesia e Tanaro.

In Valle d’Aosta, la portata della Dora Baltea è dimezzata rispetto allo scorso anno  (mc/s 83,2 contro mc/s 168,7) ed è in calo anche il torrente Lys.

In Veneto, ulteriori record negativi per i fiumi Adige e Livenza, rispettivamente a quasi m. 1,80 e ad oltre 2 metri dai livelli del 2021. Il livello di falda registrato nell’alta pianura vicentina e padovana è inferiore al minimo registrato a Giugno negli scorsi 20 anni, arrivando a toccare -153% sulla media da inizio d’anno. A Castelfranco Veneto, nell’alta pianura trevigiana, la falda è 24 centimetri più bassa rispetto al precedente minimo assoluto (Aprile 2017), segnando  -126%; è critica anche la situazione registrata nelle altre stazioni del settore orientale con un record negativo di -160% rilevato a Mareno di Piave (fonte: Arpa Veneto).

In Emilia Romagna, infine, la portata del fiume Secchia è praticamente azzerata, così come quella di altri fiumi minori; gli invasi piacentini hanno livelli superiori  solo al siccitosissimo 2017 ed è rosso il bilancio idro-climatico e pluviometrico in tutta la fascia settentrionale ed occidentale della regione.

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